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28 giugno 2019 5 28 /06 /giugno /2019 06:33
Alcune sculture in mostra di Giuseppe Agnello alla Fondazione La Verde La Malfa
Alcune sculture in mostra di Giuseppe Agnello alla Fondazione La Verde La Malfa
Alcune sculture in mostra di Giuseppe Agnello alla Fondazione La Verde La Malfa

Alcune sculture in mostra di Giuseppe Agnello alla Fondazione La Verde La Malfa

Se fosse possibile raccontare un’emozione si potrebbe dire che le “Paludi” di Giuseppe Agnello sono emozionanti, raccontano una realtà che non ci appartiene; viviamo su un pianeta che, prima ancora di essere terra, forse era palude e, prima ancora, fuoco e poi ghiaccio che sciogliendosi ha formato le paludi.

Paludi nelle quali le mangrovie hanno creato un labirinto dal quale è difficilissimo districarsi? Forse. Non è così per l’artista. Agnello riesce con destrezza a far riemergere dal fondale paludoso i suoi personaggi. Uomini e donne a simboleggiare le diverse nature umane rimaste imprigionate per secoli o per millenni o forse per milioni di anni nel magma formatosi dopo lo sciogliersi dei ghiacciai. Loro non hanno subito le trasformazioni dell’homo sapiens, sono riemersi però increduli senza possibilità di parola; sono muti ma non inespressivi, nei loro volti si coglie il dubbio di cosa fare nell’attesa che qualcosa si compia. Una condizione paradossale e spiazzante per una società che guarda nel tentativo di compenetrarsi in quelle figure consapevolmente “umane”.

Identificarsi è facile ma non siamo nella psiche dell’artista per comprendere fino in fondo le motivazioni scatenanti date dalla necessita di costruire, secondo lo scultore, una società in attesa. Ma allora perché Daniela Fileccia, curatrice della mostra, scrive che: nelle sculture di Giuseppe Agnello non c’è salvezza e, se la metamorfosi con cui ha lavorato in passato evocava comunque il movimento, Paludi segna la fine di un’umanità che ha iniziato l’evoluzione con le migrazioni …” quando, chi scrive avverte nell’attesa, nel districarsi il tentativo di tornare a nuova vita? A tale fine sono avvertibili nelle sculture quelle concrezioni tipiche di chi, per molto tempo, ha vissuto immerso nel tessuto paludoso.

Ho trovato più possibilista la sintesi di Alfredo La Malfa, presidente della Fondazione che ospita la mostra. Egli scrive: “la ‘palude’ solo apparentemente rappresenta il mondo dell’immobilità, in effetti segna il passaggio della trasformazione: dalla dissoluzione, attraverso la dimensione della palude, alla ricomposizione, successiva, per l’esistenza; è una segreta via per la vita.

Ma al di la delle personali convinzioni di chi scrive e soprattutto di chi visita la mostra, rimane saldo l’aspetto della scelta della Fondazione La Verde La Malfa che nella costante evoluzione dei tempi presenta sempre artisti la cui qualità non è mai in discussione. Auspicherei però in una maggiore intraprendenza verso quegli artisti i quali la Sicilia ha avuto sempre il privilegio di “partorire” ma che purtroppo non trovano spazio nella burocrazia politica del nostro paese mentre stranamente trovano ampi spazi privati e pubblici nel resto d’Italia e nel mondo. Ma questo è un altro discorso.

La mostra rimarrà visitabile su prenotazione fino al 10 novembre 2019 Fondazione La Verde La Malfa Via S.Ten. Pietro Nicolosi 29 San Giovanni La Punta loc. Trappeto.

www.fondazionelaverdelamalfa.con tel. 095 7178155 e 338 5078352

 

Palermo, 27.06.2019                                                 Francesco M. Scorsone

 

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