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26 settembre 2018 3 26 /09 /settembre /2018 09:16
Il Mediterraneo visto dagli artisti russi a Palermo

dal comunicato stampa  di press@larafacco.com

Fino al 1 ottobre 2018 all’interno della Sala Pompeiana del Teatro Massimo di Palermo è visitabile la mostra  Mare Mediterraneum, progetto del collettivo di artisti russi AES+F presentato dal Multimedia Art Museum di Mosca e incluso tra gli eventi collaterali di Manifesta 12 Palermo.

 Il Mare Mediterraneo, crocevia tra Oriente e Occidente, culla delle più antiche civiltà e delle tre grandi religioni monoteiste, è da sempre teatro di scambi commerciali, scontri economici e politici, diaspore  etniche e religiose. E da sempre la Sicilia, isola geograficamente al centro di questo continente acqueo, è terra di conquista e avamposto strategico, ma soprattutto porto di approdo e accoglienza, luogo di riparo e di ripartenza, simbolo del meticciato e della convivenza tra Nord e Sud, tra Arabi e Normanni, tra Cristianesimo e Islam.

Oggi più che mai questo stesso Mare Mediterraneo è un territorio instabile e in fibrillazione, cuore della nuova odissea dei migranti e custode, nei suoi abissi, delle storie individuali e collettive dei viaggi disperati dei nuovi dannati della Terra. In un momento storico in cui il tema della migrazione e la crisi dei rifugiati nel Mediterraneo è tornato tristemente e ferocemente alla ribalta nelle pagine della cronaca quotidiana, facendo esplodere ipocrisie e contraddizioni, i quattro artisti moscoviti Tatiana Arzamasova, Lev Evzovich, Evgeny Svyatsky e Vladimir Fridkes propongono a Palermo, cuore della Sicilia, un’installazione che si presenta come una potente metafora visiva, un monumento precario eretto a commemorazione di queste moltitudini troppo spesso lasciate senza nome.

Nove statuette di porcellana modellate sullo stile kitsch neo-rococò di Capodimonte, poggiate su altrettanti piccoli piedistalli che ne esaltano la fragile precarietà, si trovano incastonate come gioielli in un ondeggiante oceano virtuale, immerse in una videoproiezione che evoca il mare come elemento vivo, capace di trasformarsi in pochi secondi da placida distesa azzurra a furioso inferno in tempesta. Con la dovizia di particolari e i tipici colori pastello dei soprammobili borghesi di un tempo, le piccole sculture raffigurano scene di naufragio e di accoglienza, attingendo all’esplicito e potente immaginario degli AES+F, dove il gusto e l’estetica del paradosso si combinano con una lettura della realtà radicale e diretta. Il riferimento a La zattera della Medusa di Théodore Géricault è esplicito ed evidente, così come esplicita ed evidente è la parodia della tragedia – tipica della letteratura russa d’avanguardia – messa in atto dagli artisti, capace di turbare nel profondo con un gesto esteticamente sovversivo la coscienza di noi spettatori, ormai assuefatti dalla cronaca degli eventi. 

La forma e il materiale scelti per queste opere sono in contrasto con il dramma di ciò che si sta svolgendo nel Mediterraneo oggi – sottolineano gli AES+F – e così facendo lo sottolineano. Un raggio di luce riflesso illumina meglio di un raggio diretto. Pensiamo che ciò sia vero soprattutto per questo lavoro.

 

nota di Francesco Scorsone

Un progetto qualificato e dai notevoli contenuti sociali che merita una riflessione al pari di alcuni progetti, per la verità pochi che avrebbero meritato una cornice analoga.

Altri, troppo modesti, non lasceranno traccia del loro passaggio palermitano, l’inconsistenza e la vacuità delle scelte di  Manifesta 12  hanno determinato il fallimento di una opportunità che difficilmente si ripeterà. Manifesta 12 sarà ricordata come quelle piogge dopo il vento di scirocco.

La mostra, ve la consiglio, è visitabile presso la sala Pompeiana del teatro Massimo di Palermo Piazza Verdi fino al 1° ottobre 2018.

 

 

 

 

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